“La caccia al cinghiale”, marmo travertino, XIX sec. (dall’originale lastra di sarcofago romano in Viterbo)

LA LEGGENDA.

Sulla facciata della chiesa di Sant’Angelo in Spatha, nel centro di Viterbo, era murato un sarcofago di età romana, con bassorilievi raffiguranti la caccia al cinghiale e la lotta fra belve (attualmente l’originale sarcofago, piuttosto deteriorato, è stato traslato nel Museo, al suo posto nella facciata della chiesa è stata collocata una copia moderna).

Ad esso è legata la leggenda della bella Galiana.

La leggenda attribuisce la nascita di Viterbo ad opera di profughi provenienti dalla distrutta città di Troia. A ricordo di questa origine si narra che venisse mantenuta e venerata una troia bianca e, nel giorno di Pasqua, le venisse offerta come pasto, presso il fiume Paradosso, una fanciulla tratta a sorte tra le vergini della città.

Un anno la sorte toccò a Galiana, una giovane bellissima. La fanciulla fu dunque condotta al luogo del sacrificio ma, quando la troia stava per divorarla, dal bosco vicino sbucò un leone che uccise la bestia e la trascinò con sè nella foresta. Galiana fu così liberata e con essa la popolazione dal terribile obbligo di sangue.

Il popolo, riconoscente, assunse nello stemma della città il leone ed eresse sul luogo una chiesetta intitolata “Santa Maria della Scrofa”; il luogo porta ancora il nome di valle della “Troia”.

Galiana crebbe in età e bellezza e la sua fama si sparse nei paesi più lontani, molti erano quelli che venivano per poterla ammirare.

Venne pure un nobile romano che invaghitosi della fanciulla la chiese in moglie; al suo rifiuto decise di averla con la forza e tornato con un esercito armato pose sotto assedio la città. Il padre, non avendo più provviste per resistere, piuttosto che cedere la figlia agli assalitori la uccise e gettò il corpo giù dalla torre.

Questo è uno dei finali della leggenda, un altro, invece, racconta che il nobile non riuscendo nel suo intento di averla con la forza, chiese che Galiana gli venisse mostrata ancora una volta dall’alto della torre, poi avrebbe tolto l’assedio e sarebbe tornato nella sua città. La sua richiesta fu accolta ma, appena Galiana si mostrò dall’alto degli spalti, c’è chi dice lo stesso nobile, chi invece asserisce sia stato un suo soldato, partì una freccia da una balestra che colpì a morte Galiana. I Viterbesi inferociti uscirono dalle mura e diedero battaglia, l’esercito assalitore fu sgominato e messo in fuga.

La fanciulla fu sepolta nel sarcofago con scolpita la storia del leone e della scrofa.

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