“Vecchio Digesto ovvero delle Pandette Fiorentine”, Lione, 1562.

LA STORIA

Si tratta di uno degli oggetti più preziosi, custodito come un tesoro dalla Repubblica fiorentina e in seguito dalla Signoria dei Medici in Palazzo Vecchio ed attualmente conservato nella Laurenziana; è un libro, costituito da due tomi, che contiene quasi integralmente le cosiddette “Pandette” di Giustiniano.

Nel 530 d.c. l’imperatore Giustiniano preoccupato per le possibili derive interpretative che l’antico diritto romano poteva subire nel suo esteso impero, decise di raccogliere in un testo unificato tutta la giurisprudenza classica.

L’imponente lavoro fu affidato a Triboniano il quale avvalendosi dell’opera di uno stuolo di giureconsulti radunò le opere di tutti gli autori conosciuti, traendo da esse poco meno di diecimila “regole”: esse furono catalogate per argomento e suddivise in cinquanta libri; dopo circa tre anni di lavoro, l’opera venne consegnata all’imperatore.

Entusiasta del lavoro compiuto, Giustiniano ordinò che l’originale fosse gelosamente custodito nel Palazzo, vietandone la visione a chiunque, di modo che non venisse alterato né disperso; lo fece quindi trascrivere in settanta copie da distribuire nelle città principali dell’impero e nelle località ove si amministrava la Giustizia.

Non è dato individuare come una di quelle copie giunse in Italia, pare tuttavia che attorno all’anno Mille fosse custodita in Amalfi.

Conquistata Amalfi da parte dei pisani, pare che i due volumi fossero traslati quale bottino di guerra in Pisa, dove giuristi delle università di Bologna e di Padova ebbero modo di consultarli.

Nel 1406 Pisa venne conquistata dagli eserciti fiorentini e tutti i manufatti più preziosi furono trasportati in Firenze, compresi i codici in oggetto.

Con l’avvento della stampa i due manoscritti furono a più riprese divulgati e arricchiti di studi e commenti, diffondendosi in tutta Europa.

A seguito della Rivoluzione francese le “regole” giustinianee furono trasfuse nel Codice napoleonico e da lì passarono nei vari codici degli Stati ottocenteschi.

Ancora oggi esse costituiscono la base del nostro moderno Diritto Civile.

Pure il metodo voluto da Giustiniano per la conservazione dell’opera, è quello tuttora seguito dai Notai: gli originali degli atti notarili vengono scrupolosamente custoditi, essendone interdetta persino la visione al pubblico, mentre le copie circolano liberamente e vengono rilasciate a chiunque, per gli usi più diversi.